giovedì 19 dicembre 2024

Eurovinum – Luigi Veronelli e il Campo del Prà dell'Azienda agricola Emilio Sartor nel Montello

 


L’azienda agricola della famiglia Sartor affonda le proprie radici in un territorio caratterizzato dalla conduzione a mezzadria. Solo nel primo dopoguerra si assiste alle prime acquisizioni da parte dei contadini dei fondi da loro coltivati per anni. É così che nel 1957 Emilio Sartor, detto “Miliet”, da sempre dedito alla viticultura, con la moglie Assunta dà origine a quella che oggi è una realtà di piccole dimensioni, ben radicata nel territorio e orientata alla produzione di vini di qualità. Emilio è poi riuscito a tramandare ai figli la passione per il vino e sono proprio loro, Paolo e Carlo, a condurre oggi l’azienda agricola.


Nel 1992 Luigi Veronelli visitò la zona del Montello, toccò Volpago per degustare il coniglio veneto e sorseggiò i vini della azienda agricola Emilio Sartor.

Di questo viaggio del gusto resta la traccia nella rivista L'Etichetta, da lui diretta, che nel 1992 dedicò un ampio servizio a questi temi.


“ Ebbene – ricorda Renzo Lupatin. Giornalista e presidente di Borghi d'Europa-, uno dei vini che ci è rimasto scolpito è sicuramente il Campo del Prà, rosso. Alla base bordolese di cui il Cabernet Sauvignon è almeno il 50%, si aggiunge una piccola percentuale di Malbech, storico vitigno del Montello, per creare il Rosso del Montello DOCG. Questa denominazione, non ancora ben conosciuta nel resto d’Italia, offre dei vini rossi davvero eccellenti. Il Campo del Pra ne è un esempio grazie al suo color rosso rubino con sfumature porpora, ai profumi di frutta rossa matura, di ciliegia selvatica del Montello, di rosa e alle note speziate e ferrose. In bocca è caldo, strutturato e chiude lunghissimo. “




Ideale per la carne rossa alla brace, la selvaggina e i formaggi stagionati. Accompagna benissimo anche il guanciale in umido con le patate.


La storia


Esistono molti documenti attestanti che già da parecchi secoli a Venegazzù, ai piedi del Montello, nella Marca Trevigiana, si produceva ottimo vino. In una pergamena del 1368 si legge che i canonici di Treviso ricevevano ogni anno dai fittavoli di VINIGIZU' "un carro di vino buono et puro ".

L'azienda agricola della famiglia Sartor affonda perciò le proprie radici in un territorio storicamente caratterizzato dalla conduzione a mezzadria. Solo nel primo dopoguerra si assiste alle prime acquisizioni da parte dei contadini dei fondi da loro coltivati per anni. E' così che nel 1957 Emilio Sartor, " Miliet ", da sempre dedito alla viticoltura, con la moglie Assunta dà origine a quella che oggi è una realtà di piccole dimensioni, ben radicata nel territorio e orientata alla produzione di vini di qualità.

L'azienda attualmente è condotta dai figli Paolo e Carlo che, a metà degli anni ottanta, dopo aver concluso gli studi rispettivamente di Enologia ed Agraria, hanno portato una ventata di modernità mantenendo però saldo il legame con la sensibilità e la lungimiranza del fondatore.

domenica 15 dicembre 2024

Luigi Veronelli e i vini autoctoni – La Recantina nella Storia : l'azienda agricola Emilio Sartor a Venegazzù

 



Si sa, la predilezione di Luigi Veronelli andava sicuramente per i vini autoctoni.

Paolo e Carlo Sartor, dell'azienda agricola Emilio Sartor di Venegazzù (Volpago del Montello), ci ricordano il Recantina.





Il Recantina è un vitigno autoctono di antica origine, quasi estinto all’inizio del Novecento e recuperato all’alba del terzo millennio, coltivato esclusivamente nella zona DOC del Montello e dei Colli Asolani.

Il vino (che affina 4 mesi in botti di rovere di secondo e terzo passaggio), suggerisce un itinerario sensoriale davvero interessante.

“Colore rosso rubino con riflessi porpora. Profumo vinoso con sentori di viola, ciclamino, frutta rossa di sottobosco tra cui ribes, mora e fragola appena raccolta, note di alloro, ginepro e pepe rosa completano il bouquet. Buona beva, fresco con struttura elegante abbinata a tannini morbidi e setosi. “

Gli abbinamenti gastronomici: Primi piatti con sughi importanti a base di carne, a carni sia bianche che rosse in genere e a formaggi di media stagionatura.


Borghi d'Europa ha ripescato il ricettario che Luigi Veronelli aveva dedicato alla carne di coniglio

in un numero della rivista L'Etichetta, riproponendolo con i vini dell'azienda agricola Emilio Sartor.

Era il 1991 e Veronelli aveva appena degustato il coniglio del Montello in una grande ristorante veneziano, accompagnandolo con i vini di casa Sartor.


La Recantina nella Storia


Così Paolo e Carlo Sartor hanno suggerito ai giornalisti di Borghi d'Europa il percorso storico

della Recantina.


“ Alla fine del 1600 lo scrittore Giacomo Agostinetti cita più volte la Recantina o Recardina tra le migliori varietà coltivate nel trevigiano. “.... Nel nostro paese (Cimadolmo,nella pianura a sinistra del Piave) per lo più si fanno vini per Venetia di una uva nera che si chiama recandina,altri la chiamano rabosa per esser di natura forte.” .L'Autore cre una certa confusione tra le due varietà.


Nel 1700 distingue nettamente Recaldina e la Rabosa. Domenico Zambenedetti che, circa un secolo dopo Agostinetti, nella memoria presentata alla Accademia Agraria degli Aspiranti di Conegliano, consiglia la Recaldina tra le varietà da piantare sulle colline,ma ribadisce che “ la Rabosa nemmen si conosca sui colli”.


Anche nella Ampelografia generale della Provincia di Treviso (1868) si distinguono nettamente la varietà Rabosa nostrana, Rabosa Veronese e Recaldina nera. Per quest'ultoma varietà,che viene descirtta senza riportare la tavola fotografica del grappolo,si ipotizza comunque una possibile sinonimia con la Friulara (Raboso Piave) del Padovano e con la Bassanese. Si riporta inoltre che il vino ottenuto dalle uve di questa varietà “ si chiarifica con facilità e scarseggia di materia colorante e riesce quasi sempre inferiore da solo”



Nell'indagine condotta da Angelo Vianello e Antonio Carpenè pubblicata nel 1874 (La vite ed il vino nella Provincia di Treviso)la Recandina risultava tra le uve rosse più coltivate in 3 Comuni della Provicnia di Treviso, 2 nel Distretto di Asolo e 2 nel Distretto di Castelfranco, per un totale di 28.815 hl di vino.La sua coltivazione si colloca quindi in un'area nettamente diversa da quella del Raboso.



Nell'opera “ Ampelographie” (1909) Pierre Viala e Victor Vermorel citano la Recaldina nera

come “ Nom de cepage italien de Trevise” ( Trad. : Nome di un vitigno italiano di Treviso).


Poi il silenzio. Nel Novecento nessun ampelografo o ricerca viticola parla più di questa varietà, come fosseimprovvisamente scomparsa.Ma la Recantina sopravviveva nella memoria dei viticoltori, e anche in alcuni vecchi filari e vigneti dei Colli Asolani..


Nel lavoro di ricerca,iniziata verso la fine dello scorso millennio, sono state recuperate in aree diverse, viti diverse chiamate con il nome di “Recantina” (Cancellier.S.,2004). Queste manifestavano tra loro delle differenze che sono state evidenziate dai controlli effettuati successivamente sulle piante moltiplicate e trasferite nei campi di conservazione.

Le prime ricerche hanno trovato a Fonte Alto (TV) la Recantina a pecolo scuro e la Recantina a pecolo rosso (per la indubbia caratteristica del colore dei due piccioli) ; a Castelcucco (TV) una Recantina denominata col nome dell'Azienda (Forner),per distinguerla dalle precedenti.


Le 'Recantine' così recuperate sono state Iscritte al Registro Nazionale delle varietà di vite ed autorizzate alla coltivazione a livello Regionale :


-Recantina = Recantina Zona Montello e colli Asolani


-Recantina Pecolo Scuro= Pecolo Scuro Zona Tutto il territorio Regionale


-Recantina Peccolo Rosso= Recaldina Zona Montello e colli Asolani.



Altre piante chiamate 'Recantina' viste cronologicamente successivamente all'inizio del lavoro di recupero e recuperate nella zona di Asolo, storicamente sopravissute nella memoria soprattutto aipiedi della collina chiamata di San Martino ma sul territorio comunale di Maser, si presentano abbastanza simili alle prime due, e soprattutto alla Recaldina.